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Educazione nella danza dopo il periodo Umanistico del 1400

Educazione nella danza dopo il periodo Umanistico del 1400

Un profondo divario tra il ballo popolare e quello di corte, comprendente  quello aristocratico e quello reale è sempre esistito.

La scissione inizia ad espandersi ulteriormente durante il periodo che intercorre nell’Umanesimo (all’incirca dal 1300 al 1400 d.C.).

I reami nati a ridosso del XV secolo poi, soprattutto in Europa (culla della danza accademica), aiuteranno il ballo ad espandersi ma anche a crescere a livello tecnico ed argomentativo.

La danza (sia quella di corte signorile, sia quella popolare) diviene durante questo rivoluzionario periodo, una delle principali pratiche di livello sociale, caratterizzando feste in ogni classe sociale, sfilate di carri celebrativi, incontri sportivi e tornei, banchetti, matrimoni, spettacoli, mercati, eventi particolari, cerimonie anche religiose e molti altri eventi analoghi.

Tutte nella maggior parte dei casi, celebrazioni legate alla casta dominante, grazie alle quali, non perdeva mai occasione per auto ostentare il proprio potere sulle classi sottostanti ed in particolar modo sulla popolazione.

L’Italia in tutto questo gioca un profondo ruolo fondamentale, perché mentre nel continente europeo iniziano a formarsi le nazioni capeggiate dalle monarchie, sul territorio nostrano appaiono le signorie: prevalentemente corti composte da stirpi di classi colte ed aristocratiche, innamorate delle arti e che attraverso queste ultime, cerca di farsi strada attraverso spettacoli ed eventi organizzati per il consenso popolare.

E’ proprio grazie alla nascita dei primi balletti di Corte che nascerà infine il maestro di danza, dapprima un nobile che si adoperava a stabilire contatti e ad abbozzare basi per il contenuto e per dirigere gli spettacoli decisi dalla Corte.

Diviene così in poco tempo una figura riconosciuta ed un vero e proprio coreografo di riferimento, il quale inizia a mutare ed a plasmare ciò che era semplicemente una libera espressione ed interpretazione corporea, in un vero e proprio sistema regolamentato di codifiche e figure precise, al fine di avvicinarsi sempre più alla perfezione del movimento, migliorandone infine l’estetica e la tecnica di espressione.

Durante questo famoso e sfarzoso periodo dedicato all’arte del ballo, ogni nobile possiede un maestro di danza come punto di riferimento e persona di fiducia, la maggior parte delle Corti più nobili e ricche organizzano sempre più attività ed eventi in nome del balletto, soprattutto per affermare il proprio prestigio.

Era quindi oltremodo anche una sorta di competizione tra i nobili, che facevano a gara per chi svolgesse l’evento o lo spettacolo più maestoso.

Inoltre, la maggior parte dei suddetti eventi, vengono interpretati sia da danzatori professionisti che da danzatori alle prime armi, tutti comunque provenienti dall’alta nobiltà.

Essere ballerini perciò, rientrava tra le mansioni ed i doveri pressoché obbligatori (per quell’epoca), per i vari signori della nobiltà, un nobile che non si interessava di quest’arte veniva senza ombra di dubbio valutato in maniera più negativa di coloro che invece erano soliti partecipare al ballo di Corte, evolutosi poi in balletto ed infine nell’attuale danza classica accademica.

Oggi la faccenda è chiaramente differente, partecipare a sessioni di danza classica o avvicinarsi per la prima volta nella vita ad un corso accademico, non implica in alcun modo di dover per forza, far parte di una classe sociale in particolare.