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come la danza classica è evoluta alla contemporanea e moderna

Come la danza classica è evoluta alla contemporanea ed alla moderna

Ars gratia artis”, affermavano alcuni sapienti Romani. Il significato, tutt’altro che nascosto, si evince dalla traduzione letterale “arte per l’arte”, ovvero l’arte per se stessa, l’arte pura, disinteressata, votata al piacere e non al secondo fine. Ebbene, la danza classica nella sua più vera accezione sposa appieno tale concetto ed è esattamente arte allo stato puro, qualcosa che nei secoli ha saputo evolversi sfociando nelle più sfaccettate forme e tecniche, guadagnando favori e palcoscenici, in breve un prestigio ancora adesso solidissimo.

Considerando il primigenio archetipo, la danza ha origini antichissime, a risalire le più gloriose e radicate civiltà, quella greca e, ancor prima, quella egiziana e mesopotamica, tralasciando le tribù stanziali e quelle nomadi che all’alba dei tempi avevano di fatto iniziato a “muovere il corpo” a scopo propiziatorio o semplicemente mimico. La classicità della danza aveva cominciato a diffondersi con una notevole regolarità nel Medioevo nelle occasioni di festa celebrate all’interno di corti e castelli. Si trattava dei primordi di una disciplina già suscettibile di una marcata differenziazione, che comprendeva un modus più aristocratico, fatto di passi lenti e pacati, e un modus più popolano, fatto di salti, volteggi, capriole espressi con maggiore velocità e disinibizione.

Una chiarificatrice codifica dei passi si ebbe a partire dal Rinascimento, ne scaturì la distinzione di una particolare danza rispetto all’altra, criterio che indusse praticamente la nascita della tecnica. La figura del maestro di ballo fu introdotta in primis in Italia e Francia: costui era più che altro un coreografo impegnato a preparare il ballo, e nello Stivale si parlava allora di pavanasaltarellogavotta e bourré, tipologie incrementate nelle scuole di danza fondate nel Cinquecento. Antesignana quella aperta a Milano da Pompeo Diobono, che introdusse il ballo di coppia unificando la danza bassa con la danza alta, unificazione generante la suite accompagnata musicalmente.

È in quest’epoca che la danza smise di essere soltanto intrattenimento per assurgere invece a motivo essenziale di spettacolo, incarnato in tutto e per tutto dal balletto creato e condotto da professionisti, chiamati a raccontare una storia tramite movenze e passi diretti, anzi coordinati dal maestro di ballo, quanto mai fondamentale per la riuscita in pubblico della rappresentazione.

Le ballet comique de la Reine, opera dell’italiano Baldassarre Baltazarini da Belgioioso, fu il primo balletto moderno allestito in Francia nel 1581, il cui successo spinse tempo dopo re Luigi XIV a lanciare ufficialmente la danza classica nel panorama delle arti fondando peraltro nel 1661 l’Académie de Danse. Vent’anni dopo, nel 1681, la danza conobbe la performance di una donna, Mademoiselle La Fontaine, sicché Le Triomphe de l’amour corrispose al primo balletto performato da un individuo non di genere maschile. Charles-Louis-Pierre Beauchamp ebbe dunque il merito di sfatare un tabù inutile e ingombrante, mortificatorio dell’arte stessa.

Pioniere dei manualisti nel campo della danza classica, Raoul-Aouger Feuillet si rese autore di un libro guida ancora oggi molto attuale, preso a modello da diversi addetti ai lavori per la preparazione delle coreografie. Nel Settecento la disciplina incorse in una sorta di “involgarimento” dato dall’inserimento di svariate acrobazie da parte dell’Accademia Imperiale Russa, e tale svilimento dell’arcaica nobiltà rischiava seriamente di confluire in un complessivo decadimento della danza classica. A raddrizzare la “colonna storta” pensarono degli autentici amanti dello spirito genuino della disciplina, l’inglese John Weaver, i coreografi ballerini Gasparo Angiolini e Jean Georges Noverre in appoggio al riformista Chrisoph Willibald Gluck.

Decisivi miglioramenti si ebbero nella scelta dei costumi e nell’alleggerimento degli stessi soprattutto a partire dalla seconda metà del Settecento. Niente più maschere, abiti goffi e parrucche pesanti: il corpo doveva potersi esprimere al meglio, leggiadro e aggraziato.

Il secolo della svolta e la definitiva emancipazione

L’Ottocento divenne il secolo della svolta per la danza classica, le cui maggiori interpreti diventarono le donne, coperte da tutina aderente, tutù e le proverbiali scarpette da punta che permisero i più soavi virtuosismi concessi a silhouette slanciate e assai edulcorate. Emblematico a questo proposito il balletto La Sylphide eseguito interamente sulle punte da Maria Taglioni nel 1832. Stile, tecnica e conduzione non furono più gli stessi e il cambiamento epocale era alle porte, se non nell’atto di essere compiuto. Nell’era del Romanticismo, anche i balli aderirono alla corrente filosofico-artistico-letteraria comprendendo le sensuali prese operate dai partner maschili, personaggi interagenti con les etoiles femminili, characters del romanzo e della tragedia tradotti in passi e movenze sinuose.

In Russia esplose letteralmente il gusto per lo spettacolo sottoforma di danza classica, destinata all’apoteosi in opere eccezionali quali Il lago dei cigniLa bella addormentata e nondimeno Lo schiaccianoci.

La danza assunse un tono moderno fra le correnti avanguardiste d’inizio ‘900, prendendo consapevolezza di essere molto di più di una serie di canoniche impostazioni, bensì un’arte dalle potenzialità espressive e drammatiche assolutamente da rivalutare. Negli Stati Uniti la danza moderna assunse presto un peso specifico non trascurabile, perpetrato da scuole di ballo come la School of American Ballet e la New York City Ballet, seguite nel 1956 da grandi intramontabili concept del genere, la compagnia russa del Bolshoi e Rudolf Nureyev, fra i maggiori esponenti del balletto “fase 2”.

Dalla commistione di più generi musicali con la danza moderna, nacque a ridosso degli anni ’60 del Novecento la cosiddetta danza contemporanea, più vicina ai giovani, alle mode evolutive specchio dei tempi recenti che oggi esigono un’apertura verso il virtuosismo atletico, il ritmo febbrile e i temi attuali che governano le dinamiche della società.