Skip to main content
Manifestazioni di dolore causato dal conflitto all'anca nella danza classica

Manifestazioni di dolore causato dal conflitto all’anca nella danza classica

Sempre con più frequenza i danzatori continuano a lamentarsi di vari fastidi nella regione del grande e piccolo gluteo, della zona femorale alta (trocanterica) e di quella inguinale, che spesso insorgono e li accompagnano durante il loro periodo di attività.

In un primo momento questi fastidiosi piccoli dolori, si limitano solo ad alcuni precisi tipi di movimenti dell’anca, che poi, col tempo, si trasformano invece in veri e propri dolori più profondi, netti ma soprattutto limitanti (spesso nelle zone articolari).

Più recentemente e sempre con maggiore frequenza, si notano ballerini che purtroppo soffrono di questa “nuova patologia del ballo”, il conflitto femoro acetabolare (il cosidetto dolore all’anca), anche in soggetti parecchio giovani.

Questo “maledetto” dolore può manifestarsi attraverso 2 categorie:

  • Acuto: a seguito di un comprovato “incidente di percorso”, vale a dire quando sbadatamente viene forzato un movimento che genera a sua volta una distorsione dell’anca, una caduta, uno slancio in posizione errata della gamba e così via; tutto ciò potrebbe quasi sicuramente comportare ad un inizio dei vari sintomi.
  • Cronico: quando sempre per sbaglio si continua su una serie di movimenti errati e ripetuti peggiorando per gradi l’infiammazione dei tessuti articolari (in questo caso, oltre agli errori tecnici, potrebbe entrare in gioco anche la predisposizione anatomica soggettiva del proprio corpo).

Come il conflitto femoro acetabolare insorge a livello meccanico

Per entrare più nello specifico, iniziamo a dire che l’anca è un’articolazione posta in sito inguinale, essa è costituita dall’inserimento della testa femorale nella cavità dell’acetabolo.

Il conflitto che riguarda questi due elementi è caratterizzato da un problema alquanto anomalo, inizialmente il conflitto infatti è costituito dalla degenerazione delle parti di rivestimento (composte ovviamente da cartilagine) che ricoprono sia la testa del femore, sia la parte di accoglienza acetabolare.

Le forme stesse delle ossa acetabolari e femorali sono i principali fattori che predispongono al conflitto, resta il fatto che anche in strutture scheletriche apparentemente normali, il FAI: femoro acetabular impingement è presente, principalmente per movimenti ripetitivi posti in flessione (es: spaccate, grand battement, ecc.).

Spesso il conflitto dell’anca si forma nella parte estrema del movimento, quella finale, causando dolore e di conseguenza, limitazione del movimento.

Nei casi di natura meccanica, capita spesso che la testa del femore risulti per cause naturali più ovale rispetto alla sua sede acetabolare sferica, in questo modo, con i movimenti a lungo termine e con la presenza di sfregamenti, una lesione cartilaginea sarà pressoché inevitabile se si danza molto.

Il dolore molto spesso si irradia nelle zone circostanti quali: glutei, fianchi, inguine e “salta fuori” specialmente nella massima espressione del grado di movimento articolare.

Inizialmente il fastidio non è così acuto da preoccupare il danzatore, il quale continuerà ovviamente imperterrito e senza sosta a insistere con gli stessi movimenti, peggiorando in questo modo la propria condizione articolare.

Il soggetto si accorgerà quindi del dolore cronico solo quando sarà ormai già presente qualche tipo di micro lesione cartilaginea (del “cercine” se si trattasse della cartilagine dell’acetabolo oppure del “cotile” se si trattasse della cartilagine attorno alla testa femorale); i vari sintomi possono comparire anche in giovane età (14-18 anni) e si possono trasformare in ostacoli invalidanti nel giro di poco tempo (qualche mese).

Tipi di terapia per la cronicità del conflitto femoro acetabolare dell’anca

La terapia si divide tra conservativa e chirurgica, ma potrebbe anche essere preventiva, praticando un allenamento senza estensioni massime o forzature articolari, laddove il soggetto non abbia gli adeguati requisiti scheletrici per svolgerle al massimo, uno specialista in questi casi può dare un parere pre attività sportiva.

Se invece ci troviamo ben oltre il problema, la terapia conservativa potrà anch’essa aiutare il soggetto a riadattare il proprio corpo per sentire meno dolore possibile: esercizio posturale, pilates, correzioni tecniche o addirittura in casi più gravi, rinunciare purtroppo anche alla danza.

L’operazione chirurgica è chiaramente “l’ultima spiaggia”, quando perciò tutto la prevenzione e la scrupolosa terapia medica e/o fisioterapica risulteranno non essere servite a nulla, bisognerà intervenire purtroppo chirurgicamente; questo comporterà ovviamente ad un’operazione invasiva ed a seguire scrupolosamente tutte le indicazioni post operatorie.

Allenarsi in maniera adeguata senza mai esagerare sul proprio corpo (soprattutto conoscendolo anatomicamente) è la base del corretto allenamento sportivo: allungamento, riscaldamento ed esercizi occorrono proprio ad evitare possibili traumi e problemi futuri… fateli!